Mucho Mas! è un’artist-run space a Torino, fondato da Luca Vianello e Silvia Mangosio. Inaugurato nel febbraio 2018, è nato dalla volontà condivisa di favorire nuove connessioni e riflessioni sullo sviluppo del linguaggio fotografico nell'ambito artistico. Mucho Mas! si propone di promuovere iniziative culturali e altre attività che contribuiscono a diffondere, apprezzare e valorizzare la fotografia e l’immagine, sia a livello locale che internazionale. Mucho Mas! espone artistə italianə e internazionali la cui pratica artistica è incentrata sulla trasformazione dell'immagine contemporanea.


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TANT DE LOINTAINS BLEUTÉS
Stéphanie Majoral

13/02/2020 - 30/07/2020



Tant de lointains bleutés, Stéphanie Majoral è un progetto espositivo a cura di Philippe Munda.
SALON DU SALON riceve il sostegno dell'Institut français e della Città di Marsiglia.

Per la prima volta Mucho Mas! si apre ad un circuito internazionale con uno scambio curatoriale, invitando curatori e direttori artistici a proporre una mostra ospite che agisca nello spazio torinese. Philippe Munda è il direttore artistico di Salon du Salon, spazio indipendente con sede a Marsiglia, dedicato all'arte e all'editoria contemporanea. Il progetto Trasloco, a partire dal 2019, ha permesso l’attivarsi di uno scambio di residenze con l’obiettivo di creare progetti ed interazioni tra gli spazi marsigliesi e torinesi.
Mucho Mas! Artist-run space, con la mostra di Stéphanie Majoral, vede così la conclusione della seconda parte del progetto Trasloco, dopo essere stato invitato a curare “Tentativi di Trascrizione” di Achille Filipponi nello spazio marsigliese di Salon du Salon nel novembre del 2019.

TANT DE LOINTAINS BLEUTÉS 
Stéphanie Majoral

Guardare, vedere, non è un compito semplice. Fare immagini nemmeno. Questioni su cui dibattono gli esteti, talvolta i filosofi e certamente gli artisti. Per Stéphanie Majoral si tratta di mettere alla prova il nostro sguardo, il nostro desiderio di vedere, passandoci al filtro di una macchina per immagini – la fotografia – e delle consuete visioni che questa assume o che persino convalida. Mediante processi discretamente riflessivi, giocando astutamente con i punti di vista, usando immagini obliterate, alterate, contrariate, l’artista si rivolge ai diversi modi del vedere come ad un nostro desiderio di possedere con lo sguardo, d’essere presenti allo sguardo e attraverso di esso, in un dialogo con la pittura, la scultura e l’architettura. Questa forma mentis è tradotta nelle opere qui presenti con un rovesciamento della fotografia in quanto specchio del mondo delle apparenze, che non esisterebbe se non fosse per la cornice che lo circonda, offrendo così una sorta finestra sul mondo (antica tradizione della pittura, quanto meno dal XV secolo e da L. B. Alberti in poi). 

Sarà l’immagine del paesaggio, genere preso in prestito dalla tradizione pittorica, a soddisfare il suo intento. Comunemente condiviso, spesso considerato come un’inattesa evidenza, il paesaggio nell’opera di Stéphanie Majoral diviene motivo, già indagato in A la lisière (Al limite, 1999-2016) e Clairières (Radure, 2000), dove le immagini venivano svuotate, e nelle serie Fenêtre (Finestra, 2012-2013) e Ciel (Cielo, 2015 -) attraverso il disegno. Le opere presentate in questa mostra perseguono e sviluppano i motivi di By the lake (Sul lago, 2017): un grande spazio che risuona di un romanticismo deliberatamente moderato – la foresta, uno specchio d’acqua come fonte di riflesso e l’orizzonte. Soggetti che hanno subìto una doppia operazione: il ribaltamento dell’immagine in cui l’orizzonte diviene verticale, e la disgiunzione. Se in By the lake l’immagine era curvata su se stessa o ripiegata su una superficie riflettente, scivolando dall’acqua allo specchio, qui subisce una scissione al suo centro. Ne emerge un paesaggio trapiantato, o un riflesso senza origini. I soggetti e i corrispettivi che l'artista vi associa, le parti mancanti e i loro sostituti, si rivelano nella disposizione scelta. Disgiunti ma accessibili, rimangono connessi tramite l’immagine tanto quanto attraverso la cornice e il gioco di rimandi reso possibile dai colori utilizzati, e presentati nella loro riduzione monocroma, degli à plat di inchiostro omogenei. Dallo specchio al riquadro, qua sperimentati a ridosso del muro, permane questa verticale, tranciante come una zip di Newman. Prende forma allora un’altra economia dello sguardo, la sua messa in movimento, e se ne interroga la costruzione.

Nicolas Feodoroff (1), per SALON DU SALON, 2020.

(1) Nicolas Feodoroff, laureato in estetica, è critico d’arte e di cinema, curatore, programmatore, membro del comitato di selezione del FID Marseille (Festival Internazionale di Cinema) e responsabile del programma FID Campus. Insegna inoltre alla Scuola di Belle Arti di Marsiglia (ESADMM – Luminy) e collabora regolarmente con numerose strutture dedicate al cinema e all’arte contemporanea (CPIF, MuCEM, BAL-Paris, Mac-Marseille, ENSP-Arles, SALON DU SALON).__

SALON DU SALON
è un progetto dedicato all’arte contemporanea e una casa editrice con sede a Marsiglia, membro attivo di Marseille Expos, network di gallerie e luoghi d’arte contemporanea. Da dicembre 2013 SALON DU SALON lavora con artisti e curatori invitati a sviluppare delle proposte espositive. Le forme e gli sviluppi si costituiscono a seconda dei progetti: edizione, conversazioni, performance, residenze, pubblicazioni.


Mucho Mas! Corso Brescia 89,  Torino, It